lunedì 15 giugno 2009

A proposito...


Crocchettose, questa lettera l'ho ricevuta da una di noi storica, che segue il mio blog credo dal'inizio, comunque da tanto tempo:

Ciao Pat.
Faccio molta fatica a scriverti questo messaggio, ma ultimamente sto prendendo coraggio in varie occasioni. Ne abbiamo più volte parlato già su style, ma vorrei sapere che ne pensi tu. Se ti va di farci un post magari, di quelli che sai scrivere solo tu. Sto parlando di "rapporti conflittuali con il cibo". Io faccio molta fatica, come ti ho detto, ad ammetterlo, ma è così ormai da sei anni. Alterno lunghi periodi di bulimia a lunghi periodi di digiuno. Attualmente sono nella fase di "magra". Le persone quando ti vedono grassa ti chiedono che problemi hai, e quando ti vedono magra ti dicono come stai bene. Ma non si accorgono che in realtà non stai bene per niente. Io so perfettamente da cosa dipende il mio disturbo, anni e anni di psicoterapia non hanno risolto nulla ma ho la percezione netta delle cose. E' accaduto tutto nel 2003. Il mio primo grande amore... quello importante che credi sia per sempre, morì all'improvviso e non mi sono mai più ripresa. Le persone che ti amano cercano di starti vicino, si offrono quasi imponendosi. Ma a me è successo che realizzando il dolore mi rendevo conto che esso altro non era che un enorme immenso sconosciuto vuoto. Dominare il cibo, la fame, i crampi allo stomaco, dice la psicoterapia, è voler dominare la vita: la morte e il dolore. Io dico che è il tentativo estremo di rimanere aggrappati. Non mangio perchè mi sento sbagliata, mi sento goffa, mi sento sporca. Mangio per riempire i miei vuoti, per sentirmi gonfia e per sentirmi completa. Non so se ci sia una soluzione e non so se questa soluzione esista anche per me. Io mi aggrappo alla vita sempre con grande ottimismo, ho paura di parlarne per il dolore che genero nei miei familiari. Ma le persone, per quanto ti vogliono bene, molto spesso non vedono o fingono di non vedere.
Lo scrivo a te, perchè sono sicura che fra miliardi e miliardi di crocchette ce ne sarà ancora una (purtroppo) come me. E forse quello che ci vuole è proprio non sentirsi mai più soli, mai più inascoltati.
Ti voglio bene adorata Principessa.

LA MIA:Sono sincera: ricevendo questa lettera sono rimasta abbastanza spiazzata, forse perchè da quella persona li non me lo sarei mai aspettata, nulla mi faceva pensare che proprio quella persona li adorata crocchetta mia,potesse avere questi problemi.
E alla base della mia risposta, ripenso alla solitudine e all'omertà delle persone che ci stanno vicine e che come struzzi mettono la testa nella sabbia di fronte ad un evidente problema di una persona cara. Perchè queste persone sono vicine..le avete viste?

Io sono certa che ognuna di noi, durante la nostra vita almeno una volta non si è sentita a proprio agio con se stessa, con il proprio corpo. Alcune hanno reagito bene, altre si sono fatte travolgere.Non voglio entrare nel clichè della nostra società moderna malata, che ci da come esempi modelle e veline super magre o di cartelloni pubblicitari di marchi di abbigliamento.. Non ci voglio entrare, perchè secondo me alla base ci sono altri fattori che fanno scatenare questo..e ognuno diverso dall'altro..
Io sono sempre dell'idea che la forza per reagire a questo tzunami devastante e pieno di dolore che ti è capitato nel 2003 provocandoti queste sofferenze, la devi trovare in te stessa e solo in te stessa, ( ciò non toglie che puoi aggrapparti e farti sostenere da persone vicine).La maggior parte del lavoro lo devi fare tu, non pretendere che gli altri lo facciamno per te, non avrai mai e dico mai il risultato che vorresti, e tu non puoi permetterti di accontentarti, non puoi, non meriti di accontentarti, meriti di superare e uscire alla grande da questa cosa. E so che ce la farai. La vittima di questa malattia deve essere la malattia stessa, non tu adorata crocchetta.
Parlarne e ammetere queste cose è già super terapeutico, non parlarne e non ammetterle ritarderà il tutto.
Non dimenticare mai il tuo primo grande amore, sono certa che lui dall'alto ti aiuterà, ma ascoltalo....
Io ti abbraccio, sappilo.
Pat

37 commenti:

  1. Nel 1997 pesavo...diciamo 47 kg, ma anche meno. Tu che mi hai vista Pat, sai che non sono un grissino, ma adesso come adesso sto benone così, mi piaccio quando mi gurado allo specchio e porto in giro i mei 58 kg senza pensieri, perchè basta che il vestito che mi piace ci sia nella taglia che mi va bene e stop.
    Il '97 fu un anno difficile, difficilissimo sotto tanti punti di vista.
    Poi arrivò l'Augusto Consorte e passò tutto, ricominciai a mangiare e ad avere pensieri leggeri.

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  2. Cara Pat,
    mi sono un po' ritrovata nel leggere la lettera che hai ricevuto, anche io mangio per riempire il vuoto che ho dentro, la mancanza di amore che costantemente mi attanaglia...spesso ripeto a me stessa che volere è potere ma mi basta un nonnulla per farmi ricominciare a mangiare...l'ho fatto anche nel we passato ho mangiato una scatola di 600 gr. di gelato da sola...perchè mi sentivo sola

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  3. Bassottina mia, volere non è sempre potere, volere ci sono cause di forza maggiore, non sempre volere e potere, bisogna anche rendersi conto dei propri limiti in ogni circostanza, bisogna tenere sempre conto di tante cose e soprattutto di se stessi, e secondo me è una cosa di cui pochi si rendono conto, tu invece te ne rendi conto..devi sforzarti, a volte siamo soli perchè vogliamo essere soli

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  4. da persona che ha cercato di aiutare un'amica con questi problemi riesco solo a dire che è tanto difficile stare vicini a qualcuno, offrire il proprio aiuto, senza imporsi o risultare invadenti. Tutte abbiamo subito, chi più chi meno, piccole o grandi perdite, ostacoli che la vita ci ha posto davanti.Tutte affrontiamo piccole e grandi difficoltà. Io ad esempio combatto da qualche anno con disturbi d'ansia. Ho trovato le risposte che cercavo, ma con difficoltà cerco di non farmi sopraffare. Ma come dice pat, la forza di cambiare, reagire, combattere,però, deve venire da dentro di noi. E nemmeno dobbiamo nasconderci, perchè urlare le nostre debolezze al mondo è il primo modo di combatterle.
    Facciamoci forza a vicenta, e tutto diventerà meno difficile!

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  5. *vicenDa... purtroppo avendo scritto di getto ho peccato con l'ortografia :)

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  6. hai ragione Pat, ultimamente è prospiro come dici tu sono sola perchè voglio essere sola...
    un bacio grande

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  7. è un bellissimo post questo, Pat. forse uno dei + interessanti e intensi ke tu abbia fatto. uno dei + seri e delicati...un post nn banale e nn scontato. bhè...che dire? quante volte avrei voluto smettere di mangiare a causa di ansia e stress? certe volte l'ho fatto altre invece ho ascoltato il mio stomaco! quando l'ho fatto e mi sn guardata allo specchio ho capito ke nn mi piaccio nemmeno da magra, ho capito ke annullarsi per il cibo è una cosa inutile anche se alle volte nn lo si capisce, subito. Io che aspiro a diventare una futura psicologa, però, so i rischi che si corrono diventando bulimici o anoressici e, quindi, cerco di prevenire, di conrollare quello ke mangio ma alle volte nn troppo, di nn essere troppo ossesionata dal cibo che reputo uno dei piaceri + "belli" della vita. Vorrei che tutti coloro che soffrono diquesti disturbi abbiano la razionalità di decidere che non mangiare o al contrario ingozzarsi nn sia la soluzione giusta a problemi + grandi di loro. La soluzione sta anche nel cadere e rialzarsi, pian piano e passo dopo passo, nell'aver accanto persone ke ti amino davvero, che ti sostengano.

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  8. Nella vita serve tanto coraggio.Tra affrontare e superare un dolore immenso, come quello della nostra amica, esiste un arco di tempo "indefinito", sotto il profilo della durata, e "indefinibile", sotto il profilo concettuale. La nostra amica è prigioniera di un tempo e di un dolore dilatato cui riesce a rispondere soltanto facendosi del male. L'autodistruzione sembra l'unico cammino praticabile, quando si ha la sensazione di aver perso tutto; alla fine, perdere se stessi è il meno davanti alla perdita di chi si ama...
    Cara amica di pat e amica crocchetta, vorrei sapere se questi meccanismi hanno a che vedere con una forma di "punizione" che infliggi a te stessa per essere qui, viva e bella...Purtroppo, non posso immaginare cosa significhi portarsi dentro un dolore così grande, viverlo ogni giorno, sentirsi male con se stessi e con gli altri. Posso immaginare come e quanto i tuoi amici ed i tuoi familiari abbiano cercato, a volte anche "imponendosi"come tu dici, di rimanere al tuo fianco in questi anni. Posso immaginare quanto sia gravoso un affetto che, alla fine, non serve per superare il problema.
    Cara amica, io credo che tutto si possa superare, anche il dolore più grande. Superare non vuol dire dimenticare:i dolori restano lì come sassolini, in fondo al cuore...sono dei "piombini" che fanno il nostro cuore un pò più greve...ma non ci schiacciano, no, perchè noi li abbiamo relegati nell'angolo più recondito di noi stessi. Prendi i tuoi dolori, mettili via...sono sicura che il tuo compagno ne sarebbe felice.

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  9. Ciao, Pat.

    Questo é un argomento che mi tocca molto da vicino. Soffro di BED (binge eating disorder) da tanti anni, alternandolo a momenti di anoressia. Ora sono in forte sovrappeso, in seguito ad una ricaduta, e sto cercando, anche grazie all'aiuto di una psoicologa, di riprendere in mano la mia vita.
    I disturbi dell'alimentazione sono una malattia, e in quanto tali devono essere curati da medici specializzati. Spesso non basta voler guarire, solo medici competenti possono davvero aiutarti. Pat, la volontá in questi casi c'entra poco (come dire: sei grassa perché sei golosa e non hai forza di volontá) con questi disturbi. ovvio, bisogna voler guarire, é una strada lunga e difficile, ma non impossibile. É importante peró trattare questo tipo di disturbi per quello che sono: malattie. E diffondere una corretta informazione.
    Vi lascio un link estremamente utile:
    http://dcamocilaverita.splinder.com
    Spiega molto meglio di me cosa é un DCA e come uscirne.
    Fede

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  10. Pat.grazie a te per aver scritto questo post e grazie alla nostra amica croc perchè ha avuto il coraggio di non nascondersi più.
    Ho incontrato alcune ragazze e qualche ragazzo affetti da questa malattia.Loro si sono nascosti per molto tempo,per paura e per imbarrazzo.Grande sbaglio,grande problema!Non mi stancherò mai di ripetere che bisogna parlare con un medico specialista e con persone fidate,vicine.Mai vergognarsi.Una persona diabetica si vergogna?Penso proprio di no.Non è una colpa è solo una malattia ancora poco conosciuta e purtroppo accompagnata da luoghi comuni da sfatare assolutamente...
    Però,da quello che leggo,penso che la croc ha iniziato il suo percorso con i piede giusto,e le auguro di continuare cosi..Ci saranno momenti difficili,passi indietro,pensieri negativi.Ma con detrminazione e con il giusto aiuto sono sicura che uscirà più forte e più bella e preziosa.Io le mando tutta la mia energia positiva...
    tanti baci

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  11. mah...nn è una malattia poco conosciuta veramente. anzi, è conosciutissima!

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  12. Ciao Pat,
    bellissimo post, davvero interessante come solo tu puoi con delicatezza proporre.

    La nostra amica ha fatto un passo importante: ha fatto outing, si e' aperta con te, con una persona di cui lei ha fiducia.
    E questo e' un primo passo verso la "guarigione"

    Perche' i disturbi alimentari sono una malattia e vanno curati con specialisti in materia.
    L'anoressia (ho seguito per anni un'amica - ora ex per sua volonta' - malata di anoressia) come la bulimia e gli altri disordini alimentari sono come la FEBBRE per l'INFLUENZA: sono il sintomo grave che qualcosa NON va.
    Anche il sintomo va curato, perche' pure esso stesso prota a conseguenze gravi (come la febbre che va abbassata per nona vere convulsioni etc), ma poi passata l'"emergenza" si deve curare la malattia.

    Nel caso della nostra amica lo spiega been: LEI NON HA ELABORATO CORRETTAMENTE LA PERDITA.

    Si deve concentrare su questo.
    E come dici tu la "forsa" deve trovarla ins e stessa, anche se aiutata da specialisti se una non vuole vare un percorso non conta nulla.

    Gia' mettere nero su bianco la propria storia e' un passo, un iniziare a elaborare i fatti: avanti cosi'!

    Sul cibo dico solo: nella normalita' delle cose avere una corretta alimentazione e' preferibile, senza eccessi.

    Ma questo e' tautologico.

    Buon cammino

    C.

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  13. tutti sappiamo che cosa siano i disturbi alimentari, pochi sanno riconoscere le persone affette da codesti disturbi. finchè la persona non appare emaciata, prossima al crollo psicofisico, non parliamo di anoressia quanto di "eccesso di magrezza" che tendenzialmente, visti i modelli di bellezza in voga, NON destano particolari preoccupazioni. quante ragazze e ragazzine vediamo, ogni giorno, magre allampanate, infilate in jeans skinny, con quelle gambine lunghe e magre, il viso spigoloso?! io ne vedo parecchie, mi viene il dubbio ma per prima dico "Forse, è così DI COSTITUZIONE..."
    Quando una ragazza è grassa, diciamo che è in sovrappeso, quando rientra nel peso forma, diciamo che è "giusta, più tendente al grasso che al magro", quando è magrissima, diciamo "eh, sarà costituzione! è secca ma sta bene"

    e di quante donne che vediamo sotto EFFETTO YOYO, prima grasse, poi magrissime, pensiamo che siano semplicemente incapaci di seguire una dieta senza interrogarci troppo?!

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  14. E un ultima cosa se posso..
    Vorrei sottolineare quello che la croc scrive.
    Tutto inizia perchè una persona sente il bisogno di dominare ,di controllare la vita.
    Le adolescenti,per esempio,che all' improvviso subiscono tanti cambiamenti,si ritrovano con un corpo diverso,la loro sessualità,i rapporti con gli altri,il futuro incerto che devono affrontare, e non hanno la maturità di affrontare tutto questo iniziano a controllare il cibo.Possono non mangiare si sentono forti e sicure,continuano e cosi entrano in questo circolo vizioso.
    Dopo un dolore forte che ti fa crollare il mondo succede lo stesso.La persona ha bisogno di aggrapparsi a qualsiasi cosa,sente che controllando il cibo in qualche maniera ha ancora qualche controllo sulla sua vita...E cade...
    E'veramente una brutta malattia da non sottovalutare ma da combattere con le giuste armi per vincere!
    un bacio marina

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  15. @Marinaki: il diabete NON e' una malattia (luogo comune) e' una disfunzione.
    Non ha nulla di patologico e non viene curata.
    Infatti dal diabete NON si guarisce.

    Scusate la precisazione, ma sia mio zio (ha il diabete giovanile da quando aveva 11 anni e ora ne ha piu' di 60) sia mia nipote 10 anni (malata da 2) hanno appunto il diabete.

    C.

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  16. Vi leggo crocchette, siete bravissime, il sito che ha segnalato faithgio è molto interessante..
    baci
    pat

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  17. Purtroppo, anche io sto attraversando da un bel pò di tempo la stessa fase. Strano per chi mi vede dall'esterno, sembro una diciassettenne "normale", bè si certo lo sono ma, dentro ho un fuoco. Sto male, mangio per nervosismo, perchè non mi piaccio, digiuno poi per lunghi periodi, in quei periodi in cui credo un po' in me. Sono stata da una psicologa, ho perso 11kg, poi ne ho ripreso qualcuno. Dicono che sto bene così come sono ma, io non mi piaccio, sono sofferente e quindi mi faccio del male, questo male.

    FRANCY_STAR

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  18. Vi stupirebbe sapere quante persone conoscono poco o niente di questidisturbi oppure quello che dicono di sapere non è altro che luoghi comuni e pregiudizi..La ragazzina che fa i capricci,la donna vanitosa e superficiale interessata solo al aspetto fisico.Non sanno niente del dolore e del tormento che queste persone devono sopportare.E'ancora una malattia poco conosciuta,ma almeno si parla abbastanza e questo fatto aiuta parecchio.

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  19. Lo ammetto, sono un po' rustica certe volte o megli spigolosa, ruvida e brontolona. Nel senso che se una persona sovrappeso mi sembra manchi di autocontrollo ma mi è comunque genericamente simpatica ho una reazione di fastidio verso le anoressiche, le assurdamente magre, gli scheletrini vestiti di paillets che si vedono in giro, un po' come se a loro attribuissi il rovescio della medaglia della mancanza di autocontrollo degli obesi, mi fa arrabbiare la loro pretesa di controllare tutto. Fino ad oggi, perchè la lettera di questa ragazza mi ha fatto capire che le due figure - la sovrappeso e la sottopeso - possono in realtà essere la stessa persona. Non ci avevo mai pensato, quindi come fa una persona ad essermi sia simpatica che antipatica? quindi devo andare al di là del peso e vedere la persona, non il numerino che fa comparire sulla bilancia se ci sale sopra.
    Ma io non capisco, non so e non riesco ad immaginarmi cosa può essere utile dire o fare per aiutare una persona con questi problemi. Mi viene da arrabbiarmi, fare un urlaccio e dire "Ma insomma guardati, dove ce l'hai la testa se ti rovini così?", darle una scrollata e svegliare la bella addormentata che mangia o non mangia ad oltranza e farle aprire gli occhi su tutto il mondo che ha attorno, che non finisce al di fuori della sua pelle ma è tutto là che la aspetta per farla sorridere e stare bene. Mi viene da pensare ch ela cosa più importante che dovremmo insegnare ai nostri figli sia quella di riuscire a sdrammatizzare, a ridere di se stessi e degli altri, a vedere le cose belle anche se sono piccoline e perse in mezzo a tante cose brutte, a sopportare i momenti negativi perchè poi passano e arrivano quelli belli e non possiamo pretendere che sempre tutto ci vada sempre bene. Un abbraccio.

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  20. @cantalupo: per esperienza (ho avuto un'amica anoressica come scrivevo sopra) l'atteggiamento di superiorita' non porta da nessuna aprte con questi problemi.
    Occorre comprensione.
    (Scrivi: "mi viene da arrabbiarmi...")

    Come scrivevo solo il mangiare o il non mangiare e' solo un sintomi di qualcosa di piu' grave e profondo, curare il sintomo e basta (mangiare, mangiare meno) NOn risolve nulla.

    Per concludere: non condivido l'affermazione di sdrammatizzare su una grave perdita.
    Credo invece che il problema sia appunto quello di dare la corretta importanza all'evento grave!
    Non far finta di nulla. dire che non e' poi cosi' importante..... i problemi della nostra amica vengono propria da qui.

    C.

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  21. @Shimmersand:Il diabete di tipo 1,quello giovanile, è vero che può essere definito una disfunzione ma esiste anche quello di tipo 2,dell'età adulta che ti assicuro è una malattia vera e propria la quale deve essere curata e tenuta sempre sotto controllo.
    Io non volevo offendere nessuno.Scusami.
    Ho fatto solo un esempio,potrei aver parlato di una persona con probelmi al cuore o ai reni.Volevo solo sottolineare che spesso di queste malattie o disfunzioni si parla senza problemi,mentre i disturbi della mente e della psiche vengono considerati una vergogna una colpa da tenere nascosta aumentando cosi la difficoltà di fare una giusta diagnosi e poi seguire la terapia più appropriata.Tutto qua
    Comunque scusami ancora

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  22. @matinaki: non mi hai offesa, ho solo precisato su una cosa che (purtroppo) conosco bene.
    E non credere: anche il diabete e' considerato (magari non proprio una vergogna) male.... a mia nipote di 10 anni i compagni di scuola (tremendi) le hanno detto "tossica" perche' si fa le iniezioni di insulina a pranzo.. insomma. Con le malattie non e' mai facile.

    per questo ci vuole comprensione, un atteggiamento propositivo, positivo per quanto possibile, e tanta umilta'!
    TANTA UMILTA' davvero.

    nessuno e' migliore di un altro.

    Grazie per il confronto positivo e grazie a Pat per l'occasione offerta.

    C.

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  23. questa sera con molta calma visiterò il sito che ha segnalato faithgio perchè mi può sicuramente aiutare...grazie

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  24. Il sito che ho segnalato é il blog di una donna che sta vincendo la sua battaglia contro la bulimia. é supportato anche da uno psicologo e una nutrizionista, quindi puó essere uno strumento estremamente efficace di prima diagnosi e primo aiuto!
    Federica

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  25. @Shimmersand:Le tue parole sono giustissime,sono d'accordo!!!
    Ti credo,sai.Ho visto e vedo tutti i giorni la vulnerabilità di persone con problemi di salute e i danni causati dall'insensibilità degli altri..
    Un grande bacio per tua nipote!Dille di stare tranquilla,di vivere pienamente la sua vita e che tutti noi abbiamo avuto compagni di scuola come i suoi...non è niente di grave!

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  26. @Marinaki: grazie un bacio grande!
    Che bella persona sei e che belle persone si incontrano qui da Pat (Chez Pat!)

    :-D

    C.

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  27. @Shimmershand: ovviamente lo sdrammatizzare non si può applicare ad una grave perdita, io stavo parlando dell'atteggiamento in generale della vita: che credo sia più produttivo e positivo se siamo capaci di sdrammatizzare i piccoli problemi. Una persona equilibrata, quindi capace di non abbattersi per piccole cose ma di guardare avanti nonostante un inciampo è sicuramente facilitata nei grandi problemi....se non superiamo quelli piccoli, dove troveremo mai la forza di affrintare quelli grandi? ed è ovvio che quello capitato alla nostra amica è un grande problema, mi pareva non ci fosse possibilità di equivoci.
    Il fatto poi che io abbia detto "mi arrabbio" non è una mancanza di comrpensione, io ho espresso il mio sentire e ho ammesso di essere spigolosa e per questo chiedevo, infatti, cosa si può fare di utile per aiutare una persona in questa situazione.

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  28. @cantalupo: inizio dalla fine.
    per aiutare le persone in queste condizioni si deve adottare l'atteggiamento opposto a quello da te descritto.
    Gli "scrolloni" non servono a nulla, anzi fanno precipitare semrpe di piu' nel baratro della disperazione.
    e poi chi siamo noi per sentirci in "diritto" di dare scrolloni??

    insomma la comprensione, il mettersi nei panni degli altri e' sempre preferibile, l'umilta'.

    Su quello che scrivi sopra non sono completamente d'accordo.
    Se e' vero che affrontare in maniera positiva la vita e' preferibile, non e' vera l'equazione NON mi abbatto nelle piccole cose = sono forte anche nelle tragedie.

    Purtroppo ho visto persone, e io stessa pure, rimanere spiazzate di fronte a un dolore improvviso. Una perdita di una persona cara ci colpisce con una forza inaspettata proprio perche' la eprsona ci stava a cuore.
    E' facile sdrammatizzare i piccoli (insignificanti) contrattenpi di ongi giorno, perche' ci toccano il giusto, o comunque molto poco. Ma di fronte a un dramma cosi' grave come la morte improvvisa di una persona cara credo che in molti rimangano quantomeno spiazzati, se non distrutti.

    la ricostruzione e' un cammino in salita.

    e non esistono ricette buone in generale per "curare" queste ferite, ognuno ha il suo percorso (di dolore) da compiere e superare.

    C.

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  29. Ciao Pat, purtroppo ho qualche problema a seguirti "di qua" ma mi manchi molto. L'argomento di oggi è molto importante e allo stesso tempo difficile. Ho un rapporto difficile con il cibo pure io, fortunatamente senza arrivare alle conseguenze della ragazza che ti ha scritto. Posso solo intuire la sofferenza che ha dentro e non mi permetto di dirle nulla, solo che, anche se non la conosco, le sono vicina! Vi bacio tutte e due!
    Ely

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  30. Cara crocchetta, ho letto il post di Pat, ho letto anche, che sei già stata da uno specialista e quindi saprai già quasi tutto su ciò si è attuato in te, sui meccanismi di difesa del tuo inconscio per sopperire, almeno in parte, al dolore che hai provato con la perdita del tuo ragazzo. Per quel che so io e dell’esperienza che ho avuto con una persona a me vicino, so che i disturbi alimentari rappresentano un rifugio da una sofferenza interiore, che non trovano altre modalità di espressione e, costituiscono pertanto, un baluardo di difesa nei confronti di emozioni e stati d’animo. La bulimia, ad esempio, è una modalità estrema per trovare una risposta immediata all’insaziabile fame d’amore. Pensa, che in te, esiste una forte carica emotiva e una ricchezza interiore che probabilmente non sai di possedere in quantità così forte ed elevata, una forma di sensibilità incentrata sulla ricerca dei valori più nobili, che gli altri, spesso, per loro inadeguatezza o interiorità non sufficientemente empatica, non riescono comprendere fino in fondo. Una sensibilità, questa tua, così speciale e particolarmente raffinata.
    Venendo a mancare da parte degli altri, una comunicazione, un’interazione, il cibo diviene l’unico referente esterno perché è sempre a portata di mano: esso non tradisce, non giudica, non abbandona mai…come invece è stato per il tuo ragazzo, che ti ha lasciato con questo vuoto; che è qualcosa di impensabile, di inaccettabile: ecco che il cibo, diventa immediatamente qualcosa di frenetico, di distaccato dal tempo… è una fuga dalla realtà…. riempire il vuoto che è assenza, causata dalla morte. Poi, di nuovo, svuotarsi… riempire e svuotare, riempire e svuotare…
    L'esistenza si cristallizza così nella rigida alternativa tra ingrassare e dimagrire. Mangiare e digiunare.
    Eppure ti rendi conto anche tu, di aver riempito il tuo corpo e non la tua anima, il cibo ingerito diviene presto un fardello, un pieno intollerabile. Da qui il bisogno poi di liberarsene, di vomitare con il fine di ristabilire il vuoto esistenziale, un vuoto che non può essere materialmente colmato e che deve, pertanto, trovare altre vie di soddisfazione. Un grido estremo, una modalità di comportamento messa in gioco al fine di rivendicare un bisogno propriamente tuo, di comprensione, ascolto, amore. La fusione con la perdita ed il dolore non ti permettono ancora di riconquistare la tua individualità, di ritornare ad un'autonomia affettiva.
    Può darsi che si siano instaurate delle dinamiche simili al rapporto che avevi con tuo padre e che ricalchi simbolicamente il tuo primo legame affettivo con il genitore di sesso opposto al tuo.
    L’obiettivo da raggiungere sarebbe quello di togliere al cibo ogni valenza, ogni potere sostitutivo al tuo vuoto. Il cibo dovrebbe perdere così il suo valore simbolico, di catalizzatore delle emozioni, e fare in modo di ritrovare in te stessa la libertà di cercare altrove una risposta al senso della tua esistenza. Sei talmente piena di sentimenti , di amore, hai braccia che grondano sul mondo ma legate in catene simboliche, e so e capisco che è difficile uscire da questo gorgo di frustrazioni. Sostituire l’elemento cibo, che già è un surrogato, è difficile, significa ricominciare a guardare al mondo, concentrarsi in qualcosa che è al di fuori di sé e del proprio dolore, della propria personale paura. E ancora paura di rimanere di nuovo sola e del dolore intrinseco che la vita in sé sempre racchiude. Crocchetta, tutte hanno paura. Non sei sola. Siamo tutte legate da una personale paura e dai propri personali dolori. Ci sono donne che dopo tanta vita e tanto dolore, ancora leccano i muri, la terra dov’è passato l’amore. Non stare con le caviglie nel bronzo, per sempre ferme, prigioniere di una mano, di un ricordo, di un dolore. Devi tornare a vivere fuori da te, dalla tua personale storia, a poco a poco rinascere, per poi riaprirti, per poi ritornare di nuovo a te.

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  31. Cara crocchetta, combatto con il mio peso da una vita ed ho combattuto contro la "magrezza" di mia figlia quando era poco più di una adolescente. Con affetto, determinazione e amorevolezza le sono stata vicina. Mi bastava che mangiasse qualche mandorla al giorno per essere più tranquilla. Poi pensai che tutto quel vuoto che sentiva poteva colmarlo dando amore ad un cuccioletto. Così le portai un gattino di pochi giorni, da allevare ancora con il biberon. Il giorno successivo ha ripreso a mangiare regolarmente e da allora non ha avuto più problemi con il cibo. Dopo 14 anni, oggi, quella gattina sta molto male. E' una settimana che la porto tutti i giorni dal veterinario per le flebo. La sto curando come una persona. Per me è molto ma molto cara.
    Hai provato a prenderti cura di un cucciolo? Magari funziona anche con te. Un grosso in bocca al lupo a te e un saluto caro a Pat e a tutte le sue lettrici.

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  32. @Basilico è un'idea dolcissima e grandiosa. Anch'io ho sono riuscita a curare alcuni miei "mali dell'anima" con i gatti che ho avuto e che ho anche adesso. Prendendoci cura di loro, c'insegnano anche a prenderci cura del nostro io più recondito, aiutano ad esternare la nostra affettività, ci riconciliano con i nostri elementi primordiali e vitali. Basilico, mi dispiace per il tuo micia. So che significa quando uno dei nostri piccoli amici non sta bene. Ti abbraccio con tanto affetto e tante carezze anche alla tua gattina.

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  33. Basilico è, come sempre, una stella più luminosa del normale. Quella micia è più di una amica, è una della famiglia: siete fortunate ad esservi incontrate. Quindi confermi la mia impressione, serve qualcosa che faccia focalizzare l'attenzione al di fuori di loro stesse e dei loro problemi?

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  34. @ Stregatta Adesso vado a riprenderla e spero stia meglio. Non sono ancora pronta a dirle addio. Le farò tante carezze come vuoi tu.
    @Cantalupo Hai ragione è più di un'amica ed ora che mia figlia è andata via per lavoro, me l'ha affidata e un pò ha colmata anche la sua mancanza.
    Concordo con te: occorre uscire da se stessi, dal proprio " egoismo" e sentirsi utili, necessari al benessere di altri può essere la terapia giusta. Credo che anche fare volontariato, magari in una casa famiglia aiuti molto. Io l'ho fatto e l'incontro con quei bambini, che mi aspettavano con gioia, mi allontanava dai miei problemi ed era una ricchezza per la mia anima. Ora, per motivi di salute, non ci vado ma mi mancano tanto.

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  35. io ho avuto una esperienza in famiglia, mia sorella, ma anche io ho avuto problemi di peso, al limite dell'anoressia ne sono uscita, diciamo senza accorgermene, andando via di casa dove i miei non hanno capito la mia situazione e il mio campanello d'allarme, ora ho una bellissima bimba e il mio rapporto con il mio corpo è si controllato, ma mi accetto ben consapevole dei miei difetti.
    Mia sorella, ancora in casa, è arrivata a molto meno di 40 kg, ancora adesso fa fatica a prendere peso, è ortoressica e maniaca del fitness.
    I miei non ne parlano, sono gli struzzi, io le ho parlato e mi sono presa i suoi insulti, mi ha detto che lei stava benissimo e che da me non accettava questi discorsi, insomma, non voleva essere aiutata, almeno non da me.
    Ora ha un uomo e vedo che è più serena e meno magra, a occhio peserà 43-45 kg.
    Quello che posso dire alla ragazza è che ha già fatto molto dichiarandosi e, se non ce la fa da sola, di cercare aiuto da una cara amica o da un medico specialista, che sia psichiatra o spacialista in disturbi dell'alimentazione.
    L'importante è sapere che se ne esce e bene.
    bacio
    bocconcino

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