giovedì 28 maggio 2009

Il genio si è stufato


I FATTI da hai sentito.it:

Il nome di Sufiah Yusof fece il giro del mondo qualche anno fa. Lei era quella ragazza che dieci anni fa venne ammessa all’università di Oxford. Che c’è di strano? Niente, solo il fatto che all’epoca dell’ammissione Sufiah Yusof aveva solamente tredici anni: cominciò a studiare a Oxford perchè lei era un vero e proprio genio della matematica. E a dieci anni di distanza sapete cosa fa? La prostituta.
La storia di Sufiah Yusof è stata raccontata dal giornale News of the World. Il giornalista accusa il padre della giovane, un professore di matematica che ha soffocato e ossessionato la piccola bambina, addestrando la figlia facendola diventare un vero e proprio genio con i numeri, le operazioni e le equazioni. Ma la vita all’università non durò molto: forse perchè non era quello che voleva. Dopo tre anni abbandonò gli studi e scappù di casa. E adesso per vivere è costretta a fare la prostituta adescando i clienti in rete.


LA MIA:
Questa storia mi ha colpito molto. Mi ritorna in mente il caso benedetto di Noemi, e mi balza alla mente la storia dei genitori che vogliono troppo bene a se stessi a discapito del bene dei figli.
I geni allora possono anche spuntare da ambienti orribili famigliari dove spesso i poveri bimbi sono costretti a vivere con il cuore sempre in subbuglio e con la tachicardia per parenti severi che rasentano la mstruosità che non si sanno controllare minimamente e che alla fine possono tranquillamente generare stati di profondo sconforto e magari depressione, che molto difficilemente possono essere curati sono piccoli grandi traumi che ti porti dentro per tutta la vita.
Sono dell'idea che un buon genitore debba proporsi e non imporsi per il bene del figlio, e deve essere altruista sempre per lo stessoo bene. E ricordando: Fanciullo è ogni essere umano avente un’età inferiore a diciotto anni (art. 1), il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza (art.3)“. (Convenzione Onu sui diritti dell infanzia).
Io se ci penso bene mia madre ha sempre cercato di imporsi su di me e di decidere lei per me, ma alla fine sono riuscita ad ottenere quello che volevo e lo ha capito anche lei. Che i miei sogni e le mie aspirazioni erano altre. Ricordo una cosa che diceva sempre : e che forse dice ancora oggi PATRIZIA OTTIENE SEMPRE QUELLO CHE VUOLE.Ma lo diceva rassegnata.

E voi croc come ve la siete cavata? O come se la sono cavata i vostri genitori?
Baci Baci
Pat

32 commenti:

  1. direi che i miei non mi hanno mai riempito di aspettative ma hanno sempre assecondato le mie scelte anche se sapevano che magari non erano quelle giuste.
    come quellla di aprire il negozio.
    ma ora mi stanno vicino nella quasi fine di quest'avventura.
    un bacio Pat

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  2. Ho studiato nelle scuole che ho scelto io, ho letto i libri che ho voluto, ho frequentato chi mi piaceva, ho sempre potuto dire la mia e ho praticato solo gli sport che favano per me e quando e se ho voluto. Sono stata molto fortunata in questo senso...ma "l'occhio lungo di mia madre", come lo chiamo io, mi ha sempre imposto orari, regole, doveri...a volte è stato faticoso...però mi dico che siccome sapeva con chi aveva a che fare, ha fatto bene ad educarmi con un certo rigore, ma accontentandomi poi in altri modi, tipo le libere scelte, perchè davvero pochi genitori lo fanno. Non ho avuto genitori sempre democratici, ma sicuramente liberali.

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  3. Tranne l'obbligo del pianoforte (imposto in modo pedagogicamente sbagliato, se mi portavano prima a qualche concerto gliel'avrei chiesto io, e allora sì che sarebbe stata un'altra musica), devo dire che sono stata lasciata libera di esprimermi. A 14 anni mio padre seppe convincermi a scegliere il Liceo classico e gliene sono tuttora riconoscente. Diciamo che sono stati bravi ad incoraggiarmi.. quand'avevo 20 anni mia madre mi propose di prendere lezioni di tedesco, dicendo: "magari ti piace". Sì, mia mamma ci vede lungo.
    Guten Morgen, liebe Patrizia!
    ;-)

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  4. @bruni eh si tua madre se la sentiva secondo me..
    baci
    pat

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  5. con mia madre lotto ancora ma in certa circostanze il fatto di aver lottato per certe situazioni (vedi la borsa di studio in australia o anche solo la scelta del liceo) me le ha rese più "mie", mio padre ha maggiormante rispettato le mie scelte e mi ha sempre più spinta verso l'autonomia.

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  6. Mi piacerebbe leggere cosa pensa di me la mia Flo.
    Da parte mia non avrei voluto genitori diversi da quelli che ho avuti. La loro severità non è stata mai pungente ma sempre accompagnata dalla comprensione e dal perdono.
    Buongiorno Patrizia, a te e a tutti gli amici che ti leggono

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  7. pat, questo è proprio un post sulla psicologia e mi ha evocato tantissimi concetti che ho studiato e sto studiando come ad esempio:
    - l'adattamento del bambino legato alle cure parentali e alle figure di attaccamento
    - la strange situation, contesto sperimentale in cui viene rilevato il tipo di attaccamento dell'infante legato al tipo di attaccamento che la sua figura di attaccamento ( genitore o parente che sia) ha incorporato
    e, poi, poi...tantissime altre cose che nn sto qui a scrivere per evitare di tediarti e tediare anche le altre croc. ho anche pensato ad un possibile post che possiamo fare insieme per la rubrica di psicologia. Insomma Pat, voglio anche dirti che se apparentemente i tuoi post possono sembrare banali sollevano riflessioni che banali non sono affatto. è tutto un meccanismo a catena e tu sei bravissima a far nascere in noi tutto ciò. Grazie per ciòche scrivi e per le risorse su cui ci inviti a riflettere!
    un bacio

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  8. penso che fare il genitore sia il mestiere più difficile e impegnativo del mondo. Su questo credo siamo tutti d'accordo. Il problema fondamenale sta nella capacità di un genitore di compredere che il proprio filgio non è una estnsione di Sè, non è un oggetto - Sè, emanzione del proprio naricisismo e della propria essenza. E' una persona: persona intesa come dotata di intelligenza propria, di vita psichica ed emotiva assolutamente indipendente seppur plasmata anche dalle dimensioni transpersonali e familiari in primis.
    Quando una madre o un padre comprendono questo è allora che un figlio può essere certo di vedere riconsociua la ropria individualità. Percorso che si evolve quotidianamente, "vivendo facendo"... Certi errori poi sono indispensabili per l'evoluzione normale, per carità. So per esperienza personale che se un genitore riconsoce ed impronta la vita dei propri figli secondo i propri canoni, guidato magari da amore sincero, dal "questo sia il meglio per te", non potrà che arrecare danni, traumi più o meno grandi che possono pregiudicare l'intera esistenza del figlio. E purtroppo (o per fortuna) di vita ne abbiamo una soltanto e gli errori e il tmepo "perso" (per quatno io ritenga che non ci sia mai del tempo "perso") non ritornano...

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  9. I miei mi hanno sempre lasciata libera di scegliere da sola e di questo gliene sono infinitamente grata!! Mi hanno consigliata, affiancata nelle mie scelte, mi hanno visto eccellere e anche sbagliare, ma non mi hanno mai costretta. Forse è per questo che, nonostante varie vicissitudini della vita, la mia volontà è andata sempre avanti su tutto. La vita continuo a scegliermela anche adesso e sarà una cosa che farò sempre! Perché chi mi ama mi rispetta. Che sia genitore, figlio, amico, il mio uomo o altro. Non accetto di dover cambiare e non impongo cambiamenti, mi limito a chiedere lasciando scegliere. E anche mio figlio si comporta così.
    E adesso un pensiero per Sufiah Yusof: la vita ci mette sempre davanti a più opzioni. Per ribellarsi ai propri genitori non aveva bisogno di diventare una prostituta, poteva scegliere benissimo un'altra professione. Rispetto la sua decisione, ma che non mi si venga a dire 'poverina lei, guarda cosa è costretta a fare'. Forse è solo che, matematicamente parlando, così guadagna molto bene!

    Buona giornata Pat!

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  10. E'la cosa più naturale di ribellarsi quando le cose non vanno bene per noi,non ci soddisfano.Ma ,come Elena T.dice,è esagerata questa sua reazione.Voglio dire,una persona cosi intelligente non è riuscita a trovare un altro lavoro?A me sembra una decisione presa razionalmente,forse perchè paga bene ,forse perchè in questo modo lei riesce a mortificare ancora di più i genitori.Ma non credo che sia costretta a farlo...
    Per la mia esperienza personale che dire..Mia madre impone da sempre ma anche mia nonna-sua madre-fa cosi.A me questo suo modo ha costato tanto.Ho pianto ,ho perso anni preziosi,per tanto tempo mi sono sentita inadeguata e fuori posto.Ma poi ho deciso che volevo comprendere mia madre,capire perchè si comporta cosi.Il risultato?La passione per i miei studi e per il mio mestiere.Alla fine,mia strada l'ho trovata!Oggi sono in pace,tranquilla anche se ancora qualche lacrima scende ,qualche pensiero negativo arriva quando mia madre va giù pesante...Ma so come prendere il controllo della situazione.
    buona giornata!

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  11. Buongiorno Pat...i miei genitori mi hanno lasciato scegliere nel caso degli studi ciò che più desideravo salvo poi tarparmi le ali sul più bello ritirandomi da scuola per problemi economici,come sai la mia famiglia è molto numerosa e farci studiare tutti è stata un'impresa difficile,mi rimane il rimpianto di non aver potuto seguire il mio sogno perchè tra me e mia sorella mia madre ha pensato che fosse meglio proseguisse gli studi magistrali lei,e che poi si laureasse in pedagogia. Cosa mai avvenuta perchè è rimasta incinta esattamente 1 mese e 1/2 prima di me e ha interrotto l'università. Essere l'ultimogenita non è una cosa facile quando tocca a te spiccare il volo rischi di restare a terra perchè chi ti precede si è fatto la sua vita la sua scelta e non abita più con te...a me è toccato contribuire al sostentamento della famiglia,vien da sè che sono stata felicissima di andare a lavorare all'estero il resto lo sai...lì ho incontrato mio marito e dopo 3 anni è arrivato il cucciolo.
    baciii
    corro a preparare la valigia che domani si parte!!! :D

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  12. come figlia non posso non criticare, le mille disattenzioni, la mancanza di ascolto che a volte mi ha fatto sentire come in quei sogni in cui vorresti urlare ma non ti esce la voce.

    "e così finisci col covincerti che l'unico modo che hai per renderla felice è essere trasparente e non farti mai sentire. Io sono la sua tenda alla finestra, che si gonfia con il vento senza far rumore. La sua tenda bianca profumata. Ma poi arrivi al punto di spezzarti le mezze punte. Quel silenzio, pensi che se lei non vuole ascoltare, allora è destinata tutto quello che ancora è vivo, perchè qualcosa è vivo in fondo. E la vedi interrotta. E vedi tutto il male che ti sei fatta per essere complicata e per capirla. E la vedi umana."

    così alla fine, cara Pat, posso dire di amarla anche e soprattuto per le sue disattenzioni e per i suoi difetti. Per gli errori fatti che la rendono più vera.

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  13. Pat passo di corsa.....
    un bacione
    vere82

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  14. sunshi sei tornataaaaaaaa, ne sono felice baci
    pat

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  15. Buongiorno Pat.
    Io ho avuto dei genitori all'antica, nel senso che mi hanno imposto le loro regole in fatto di orari o rispetto, ma non mi hanno mai ostacolata negli studi o nella scelta di sposarmi a 21 anni.
    La cosa è diversa come genitore...
    Ho una figlia quasi diciannovenne e solo ora, un poco a dire il vero, riesco a considerarla adulta e trattarla come tale, resta sempre la mia bimba, in fondo.
    Per quello che riguarda le sue scelte, comunque, ha sempre scelto di sua iniziativa sugli studi, anche se mi dispiace un po' che l'anno prossimo vada all'università lontano da casa (o Urbino o Milano, considerando Modena è lontanissimo per me), comunque sceglierà quello che riterrà meglio per il suo futuro. Le regole di vita e di uscite, se non rispetta quelle che gli do, sono guai amari per lei...
    A proposito del cambio di "luogo virtuale", condivido appieno la tua scelta. Anche io, tempo fa, ho aperto un sito dove potermi divertire in assoluta libertà.
    Un bacio

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  16. moltorumorepernulla:
    La cosa buffa è vedere crescendo quanto dei nostri genitori è in noi... Anche quello che non ci piaceva di loro..
    Quanto a Noemi secondo me non è tanto colpa dei genitori!!!! La figlia mi sembra molto determinata!

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  17. mia madre è convinta che ogni bambino abbia, sin dalla nascita, una propria indole e debba essere lasciato libero di esprimersi. in un'ottica di tutela dell'individualità, mia madre ha usato metodi diversi e cresciuto persone diverse:mio fratello è il mio opposto, in tutti i sensi.

    mi sono iscritta al liceo classico, contro la loro volontà, ma mi hanno sostenuta durante gli studi. non hanno avuto aspettative particolari perchè sapevano di avere una figlia che metteva il massimo impegno(risultati mediocri non erano un dramma quanto una mera constatazione che non ero riuscita a raggiungere un risultato, nonostante gli sforzi profusi). credo di averli ampiamente ripagati all'università, laureandomi velocemente e con il massimo dei voti.

    i miei non hanno mai investito, non mi hanno mai ritenuto un "progetto"; semmai, mi hanno lasciata libera di avere un progetto che fosse mio e soltanto mio. forse, se fossro stati più presenti, più determinati, il loro supporto mi avrebbe aiutato a perseguire progetti più ambiziosi. forse, non saprei.

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  18. parte 1:
    Fin da bambina ho avuto tanta pazienza con i miei genitori. Li vedevo già imperfetti mentre cercavano di districarsi tra le loro ossessioni e le loro paure di persone che cercano di districarsi nel difficile ruolo di genitori.E poi i sensi di colpa che sono riusciti ad instillarmi, e che ancora adesso inquinano quella benedetta libertà e quella leggerezza, che vorrei facessero sempre parte delle mie scelte.
    Loro sono stati i censori, i carcerieri e a volte i boia della mia anima. D’accordo con Rimbaud, io credevo a tutti "gli’incantamenti", se non ci fossero stati loro a ricordarmi le difficoltà, le priorità, e quella liturgia di abitudini antiche impossibile da scardinare e le loro insicurezze, che mi trasmettevano. So che entrambi hanno avuto un’infanzia molto dura, dove la tenerezza non era ammessa, esisteva il duro lavoro e l’incertezza del domani, che avrebbe potuto anche non portare, un piatto sulla tavola. Un‘infanzia scabra, la loro, tribolata, dove l’universo infantile trovava rifugio in vite parallele immaginate e ricostruite all’interno del proprio io, e che, bene o male, ho fatto mie.
    Guardo alla mia infanzia, alla mia adolescenza , alle mie estati in colonia dalle suore al profumo delle siepi di biancospino, all’odore del refettorio la mattina, la luce opalescente, le preghiere di ringraziamento in piedi davanti alla tazza fumante di the accompagnato ai biscotti, la scoperta che, sotto le cuffie le suore hanno i capelli corti, e la sera dietro alle loro tende, nelle nostre camerate, come ombre cinesi si cambiavano per la notte e noi bambine col fiato sospeso le spiavamo come esseri alieni, visto adesso sembra un film girato alla moviola dei ricordi, come un vecchio film che ha come location, stanze ed aule di collegi privati, tetri e d austeri, di camerate e lettini in fila, con comodini di ferro, di giardini antichi con pozzi profondi, e sarebbe certamente un film sull’ossessione, sulla vita come sogno, sul contrasto tra purezza cattolica e sensualità pagana quando io e mia sorella tenere adolescenti ci affacciavamo sul mondo, impreparate al suo caos. Sulla persistenza del desiderio, inteso come affetto ma anche un trattato sull’amore, forza universale tanto intenso da dare persino, una morte interna, quando i genitori soffocano per il troppo amore, o il troppo egoismo , l’istinto vitale dei propri figli, ma il mio istinto di autoconservazione era così forte da trionfare sulla stessa maledizione, di una educazione rigida e statica, incurante dei bisogni e delle realtà infantili.

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  19. parte 2
    Un film che potrebbe essere contemporaneamente, una riflessione sull’adolescenza, vista senza rimpianti, ora, alla "come eravamo", o alla "stand by me". I riti dell’età giovanile intesi come: l’ora di ginnastica, quando, appena potevo, fingevo di avere le mestruazioni per bigiare le lezioni, la discoteca, le lezioni… Sono tasselli di vita quotidiana, speciali solo nel ricordo di chi, dopo anni, sente il bisogno di mitizzarli. Io potrei divertirmi ad evocare, attraverso le immagini, i colori, i suoni tipici delle canzoni della mia adolescenza, ma io e mia sorella siamo state condannate ad una precoce maturità emotiva, che ci ha come rese estranee al resto del mondo di ragazzine e ragazzini adolescenti di oggi ed ieri. In una giostra di eventi e persone, orbitanti sulla nostra stessa rotta, che oscillavano continuamente tra uno sguardo algido, intellettuale, una partecipazione emotiva innegabile, sia pur misurata, e che determinavano così un ininterrotto succedersi di momenti indimenticabili, tra feste di compleanno a casi dei miei cugini, pomeriggi ai doposcuola, la cucina dei miei vicini di casa dove aleggiava sempre odore di disinfettante e il divano del salotto dal pavimento, sempre tirato a cera, a specchio, dove bisognava muoversi con le patte ai piedi per non macchiare o lasciare aloni, a casa dei miei nonni, dove per non disturbare, ci sedevamo per ore senza muoverci , io e mia sorella, lei decisamente più convenzionale di me, dritta parlando a bassa voce e redarguendomi se, mi muovevo o parlavo troppo forte. Io ho maggiori ricordi delle case degli altri, dove transitavo spesso,,data in prestito e addomesticata ancora bambina a ritmi estranei alla mia famiglia, e credo che il mio continuo e facile adattamento alle persone e alle circostanze di quella che sono ora, sia in parte dovuto all’essere venuta in contatto fin da piccola, con persone sempre diverse, con ritmi incostanti.
    I collegi che ho frequentato negli anni della mia giovinezza che, con garbo ed eleganza riassumevano tutta la mediocrità borghese e il falso moralismo delle Famiglie abbienti della mia città, ricreando perfettamente l’atmosfera delle periferie inglesi e le compagne, alcune simpatiche altre meno, con le tipiche situazioni e i conflitti adolescenziali che vedono protagoniste tutte le giovani ragazze di tutte le epoche. Non so, io ricordo una malinconica infanzia ed una difficile adolescenza, tra amori, amicizie, richieste d’aiuto e divieti. Alcune vicende tipiche di quegli anni, altre meno altre terribili ma mischiate a momenti di allegria, tipici del mio carattere ironico, inquinati da senso del dovere e con quelle crisi, che sembrano così difficili da superare al momento. Un film con alcune sequenze davvero belle ed intense, altre che potrebbero essere osservate con il sorriso stampato sulle labbra, perché si tratta di momenti che, in un modo o nell’altro, abbiamo vissuto tutti, indipendentemente dal sesso e dall’età. Un film che termina con il risultato di un’educazione autoritaria e un messaggio straziante, ma criptico, gridato al mondo. Il desiderio dei bambini essere capiti e soprattutto rispettati come bambini, e non come “piccoli adulti”, e che alla fine, i genitori, hanno il compito di rendersi superflui. fine

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  20. Stegatta, leggerti è un piacere.

    Se avessi dei figli(e ne vorrei, e tanti, e ora, mica tra 10 anni!)vorrei insegnar loro ad essere INDIPENDENTI e AUTONOMI. Costruire la mia indipendenza è costato grandi sacrifi. Io ho avuto una temibile tata belga che mi ha insegnato tutto: a 3 anni, ero una bimba di 6. Poi, lei è andata via ed io sono rientrata nella normale routine di una mamma che aveva rinunciato alla carriera per dedicarsi alla famiglia(scelta per nulla onerosa). Mia madre, invece, ha agito da mamma italiana, assecondando l'innata pigrizia di tutti; nel farlo, in buona fede ovviamente, mi ha messo sotto una campana. Sono dovuta andar via perchè, sotto la campana, stavo così bene da star male.
    L'indipendenza, oggi, aiuta a star bene ovunque. Probabilmente, i miei figli saranno più indipendenti dei coetanei perchè la mia vita e quella di mio marito include spostamenti frequenti. Spero di insegnar loro le lingue, come si viaggia in aereo e, soprattutto, di instillare un pò di spirito di adattamento(quello che mi distingue da mio padre, mai madre, mio fratello).

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  21. Pat approfitto del tuo spazio per salutare tutte ma in particolare Sunshi e Stregatta alla quale dico:ho letto più volte il tuo bellissimo e lungo commento e davvero mi è sembrato di assistere al film che racconta la tua infanzia ed adolescenza. Hai raccontato, con maestria unica, sentimenti, situazioni, emozioni condivise chissà da quanti per giungere ad una concusione oggettiva, valida per tutti i genitori e per i figli che lo diventeranno. Nell'essere io madre, ho cercato e cerco, dopo un'attenta analisi di ciò che mi è mancato o avuto in eccesso da bambina, di correggere, mitigare e salvare quei valori che ritengo aver ereditato e da trasmettere necessariamente, nel completo rispetto della personalità dei miei figli e della loro autonomia. Saranno giudici severi, lo so, ma a loro spetta la sentenza.

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  22. Sono stata una figlia fortunata e una bimba molto amata da una famiglia numerosa e unita. Molto italiana se posso riassumere così il concetto. Non sono stata educata tanto con i divieti (anche e non sono stati pochi) quanto con gli esempi ed il dialogo il che ha reso ogni afflato di ribellione più difficile, ma mi ha aiutato a diventare una persona consapevole di sè stessa e degli altri. Mi dicevano: prima di ridere o criticare gli attegiamenti altrui, guarda se non fai lo stesso o di peggio. Mi hanno aiutato nelle scelte e sostenuto, quando ero piccola, guidato, da grande le hanno accettate anche quando non le hanno condivise fino in fondo. HO radici profonde e salde, anche se sparse per mezzo mondo, e ne vado molto fiera.
    Spero che mio figlio, quando sarà il moemnto, si dica fortunato e molto amato. Non so se succederà, ma non sono disposta a crescere un selvaggio, maleducato e strafottente per avere una chance in più. Mi pare infatti che si confonda molto spesso l'autorevolezza con l'autorità e la libertà con l'anarchia delle regole. PEr parte mia non temo di dirgli di no. Anzi credo che i no siano fondamentali. LAscerò (lo faccio già ed ha 3 anni) che faccia le sue scelte, ma non gli risparmierò il peso delle loro conseguenze.
    Una cosa la so. So che lui non è mio sono io ad essere sua

    Ciacco

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  23. si. Non come "piccoli adulti". Forse quello che rimprovero di più, quello che tento ogni istante di cancellare tra i meccanismi del mio cervello, è quel senso di iperresonsabilità sconsiderata che mi sono caricata sù quando non avevo l'età per farlo e che se ne sta lì, infido e attento a farmi sentire sempre del vuoto nello stomaco, sempre in colpa. Che a volte sembra che essere grande voglia dire ridere di meno, strozzare la spontaneità in gola, lavare via la colla dalle dita, invece di giocarci un pò. Io ad un tratto ho scelto di voler giocare, a costo di sembrare una bambina. E ora posso dirlo..io non voglio essere una vecchia adulta. Ma un'adulta bambina.. ;)

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  24. (un sorriso speciale per Basilico!)

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  25. Ciao Laura, grazie un abbraccio anche a te.

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  26. Poverina...

    Il compito dei genitori è capire quali sono i talenti dei figli e aiutarli ad esprimerli.
    Questo è uno degli obiettivi che mi sono posta da quando sono mamma.

    France

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  27. Essere genitori è difficile, non lo pensavo finchè non lo sono diventata... Ci si aspetta molto dai figli e avrò delle difficoltà a lasciarla andare per la sua strada qunado sarà necessario... Spero che non soffocherò la mia bimba e le lascerò intraprnedere la sua strada,senza troppo ostacolarla... Cerherò di capirla ed aiutarla a scegliere :-) io sono stata una figlia fortunata

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  28. No Sunshi non come un piccolo adulto ma come un bimbo cui si dice: "se ti arrampichi fino all'ultimo rametto di quell'ulivo (è una scimmia rustica e bellissima) cadi e se cadi ti fai male, e poi si sta lì vicini pronti ad evitare il peggio, ma non una sbucciatura o un graffio. COme a un bimbo cui si dice "se ti alzi da tavola prima che la cena sia finita ti comporti male e non mangi più perchè ti tolgo il piatto". Non voglio crescere una persona blocata o piena di sensi di colpa, ma neanche una che non consoca il sneso del limite e si senta il re del mondo. Ho accanto a me, qualcuno che è cresciuto pieno dei timori che descrivi, questa iperesponsabilizzazione ed il peso delle aspettative altrui, ne ha fatto certo una persona ambiziosa, capace e in grado di superare molte difficoltà, ma anche qualcuno ch enon sa godere di ciò che ottiene perchè la meta appena raggiunta è solo una tappa verso il nuovo traguardo appena individuato. No, non è quel che cerco, vorrei che mio figlio fosse sereno e contento di sè, ma anche consapevole che non sei ciò che fai, ma con ciò che fai (e solo attraverso quello) realizzi la tua natura e la mostri al mondo. Io odio chi si professa eternamente incompreso, trovo che quanto meno, siano persone che non si sanno spiegare
    Ciacco

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  29. Non so forse sbaglio, ma in genere quelli che hanno ciò che chiamo il "complesso di atlante" (portano il mondo sulle spalle) più che persone cui è stato mostrato che ogni loro azione ha delle conseguenze sono quelle cui è stato imposto il peso delle emozioni altrui: " se fai così sei cattivo e la mamma piange", "se non mi dai un bacio, poi la nonna muore e te ne penti"
    Ciacco

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